Una tappa difficile da digerire per tutti noi. Non ci consola vedere i primi tre italiani arrivati al traguardo nelle prime tre posizioni che contano poco perchè, diversamente da altre volte in cui le posizione cadette della classifica erano panacea a situazioni difficili, oggi ci risultano indigeste perchè non vediamo una svolta all’orizzonte.

Il Dovi che non riesce a lottare per le posizioni da podio, Pertrucci quasi irriconoscibile rispetto alle ultime gare e Rossi che chiude uno dei weekend più oscuri della sua carriera nella ghiaia sono tre bocconi amari che ci si bloccano in gola e quindi: che succede?

Certo, capita a volte che congiunzioni astrali trasformino i nostri lunedì in blue monday, ma oggi usciamo dallo spazio e cerchiamo di capire cosa sia successo.
Andrea ha sicuramente patito le performance di una moto che non ha mai digerito questa pista. si sa che la Ducati ama rettilinei e ripartenze brucianti per sfruttare tutta la sua potenza. In più, le temperature particolarmente alte per la latitudine hanno penalizzato la rossa nel secondo dei suoi plus, dato che il consumo della posteriore è stato esagerato. E non è la posizione al traguardo a preoccuparci, quanto i 14 secondi di distacco accusati. Dovi da buono studioso qual è vede il bicchiere mezzo pieno avendo limitato al minimo i danni. Ma è così che si vince un mondiale? Calcolando?
Forse questo distacco dal primo che inizia ad essere importante per qualche verso libererà la mente del forlivese. Magari non dovendosi più preoccupare di non perdere troppi punti si dedicherà totalmente a guadagnarne, magari rischiando qualcosa in più.

Al suo fianco ha un ottimo “scudiero” il buon Petrucci, che ci piacerebbe però smettere di chiamare appunto “il buon” e iniziare ad appellare come “lo scanna-squali” o “L’ineluttabile”. Comprendiamo la situazione di stallo psicologico di Danilo, stretto tra la necessità di fare risultati e l’impossibilità di attaccare i compagno a testa bassa perchè è esattamente ciò che gli hanno chiesto da Borgo Panigale in funzione del nuovo contratto. E tuttavia ci chiediamo: è di un pilota del genere che la Ducati ha bisogno per vincere un mondiale? Attenzione, perchè con questo non intendiamo che abbia bisogno di uno diverso da Petrucci, ma di un -diverso Petrucci-. Danilo ha già mostrato di avere il carattere e i denti per mordere gli avversari, ma se tieni un cane da caccia con la museruola non è che lo trasformi in un cane da tartufo. Lo fai rimanere una potenzialità inespressa. Ancora quindi diciamo: forse la distanza presa da Marquez nel Mondiale permetterà al team di dare uno spazio diverso al suo pilota gregario che – se lo merita -. #FreePetrucci

La domanda che gira in testa ad ogni italiano appassionato di MotoMondiale, a questo punto della stagione e dopo questa "strana" gara olandese è: Cosa diavolo succede? La "nazionale " italiana di MotoGP sembra essere invischiata, chi per un verso, chi per l'altro, in un pantano difficile da guadare e senza corde di sicurezza. Cosa ci sta succedendo?

L’altra metà del cielo dei tifosi italiani non è meno carica di nubi. Anzi.

Il weekend di Valentino è stato più nero dei nuovi colori della tuta Yamaha. Prove andate malissimo e gara finita peggio. Seppure il dottore, nonostante la caduta, dichiari di aver visto uno spiraglio di luce in quei primi e soli giri di pista fatti.
La performance olandese di Rossi stride fortemente con quelle delle altre Yamaha in pista. Giustamente lui si dice felice per la vittoria di Maverik e per il podio di Quartararò oltre che per il piazzamento del Morbido. Ma è impossibile che al fondo della mente non scavi una domanda: perchè loro vanno e io no?

Molti commentatori si sono lanciati in elucubrazioni non troppo fantasiose: è un pilota finito, è una squadra finita, è una moto finita. No. O meglio non esattamente. Sulla prima affermazione continuiamo a dire ciò che abbiamo sempre detto ad ogni caduta (anche metaforica di Vale) NO. Non è un pilota finito. Un pilota finito non guida la prima delle Yamaha nel mondiale nonostante 3 zeri rimediati nelle ultime 3 gare. E basta, le considerazioni sono migliaia -sull’attuale- valore indiscusso di Rossi. Chi le nega ha solo voglia di polemica e qualche click.

La moto e la squadra sono invece elementi su cui ragionare. La moto di Iwata è sempre andata bene su questa pista e certo, dei piccoli miglioramenti ci sono stati nelle ultime gare. Ma purtroppo ci ha abituato a mostrarci della luce e subito dopo ricacciarci nelle tenebre. E se questi piccoli step sono realmente stabili, si tratta -comunque- di piccoli step. Ci vuole la zampata del leone per tornare a giocarsela in testa. Il team di Valentino forse è un po’ stanco. Anni di affanno probabilmente iniziano a farsi sentire e forse è arrivato il momento di introdurre forze fresche. I risultati, dopo cambi calibrati e giusti inserimenti non si sono mai fatti attendere. Forse ci vuole una sferzata per tornare a correre alla velocità della luce. Il dottore è, tra i piloti, quello che più avvicina la sua storia al mito della fenice. Troppe volte dato per morto, è sempre risorto dalle proprie ceneri.

#StayTuned #TheSpeedOfLight.

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