Oggi non c’è niente di cui discutere, c’è solo da festeggiare la vittoria di un motociclista italiano, su una moto italiana, nel giorno della Festa della Repubblica. I calcoli, le recriminazioni, i punti sono solo elementi di contorno, che non possono e non devono offuscare la vittoria del grande Petrucci!
Ogni commentatore ha da fare il suo appunto, da proporre la sua recensione di gara, da opporre, dopo i complimenti di rito il proprio MA alla vittoria di Danilo.
Spesso “al bar”, dalle stesse persone, si ascoltano opinioni contrastanti e a volte perfino opposte. Si passa dai “Petrucci è troppo molle per la Ducati, ci vorrebbe più grinta” di un paio di GP fa alle recriminazioni dell’eccessiva aggressività di un sorpasso splendido quanto pulito.
Ora, Danilo è uno di quei piloti mediano che ha sempre buttato tutte le sue energie nella rincorsa verso un obiettivo. Vincere con la sua moto preferita. È uno di cuore al quale non si può fare nessun appunto, nemmeno caratteriale, perchè è uno genuino, che come lo vedi è.
Lo stesso Dovi, di cui non si può certamente dire sia uno che cerchi i rapporti personali in MotoGP per fare spettacolo ha deciso di “adottarlo come un fratello”, e dubito che tutti noi si possa essere più in grado di lui di giudicare il compagno di squadra. Anche subito dopo un terzo posto che deve aver bruciato parecchio non ha avuto dubbi nel tributare all’amico i complimenti che si meritava. Certo, ha ragionato sui punti persi, ma immaginate cosa sarebbe successo se al suo posto ci fosse stato uno con il carattere di Lorenzo?
Niente MA quindi, ad offuscare la vittoria di un grande pilota. Solo lacrime e Prosecco per chi ha vinto la sua prima gara nella sua pista preferita con la moto che ama.
Intorno è successo di tutto, dal weekend nero di Valentino a quello opaco del suo compagno di Team Vinales. Dai molti italiani finiti nella ghiaia, Morbidelli e Bagnaia purtroppo hanno concluso così la loro gara, a Rins che continua a rimanere nella Top Five delle gare con una Suzuki che ormai si può considerare (quasi) a pari merito con le Honda e le Ducati.
Gli attriti e i problemi nelle case motociclistiche non mancano, e per una Ducati che sembra poter essere guidata più o meno bene da tutti coloro che la inforcano c’è una Honda che sembra poter essere guidata al massimo solo da uno (anche se Nakagami ha fatto quinto) e che pare essere indigesta alla seconda punta della casa dell’ala. Proprio in questi giorni Lorenzo volerà in giappone per confrontarsi con gli ingegneri al quartier generale. Fino ad arrivare ad una Yamaha ce sembra essere rimasta a tre anni fa, una moto di cui -effettivamente- non abbiamo sentito parlare di sviluppo negli ultimi anni. Che il Progetto M1 sia veramente arrivato al capolinea e ci sia finalmente bisogno di un cambio generazionale radicale?
#TheSpeedOfLight.
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